In risposta all’attacco di Libero e ministro Centinaio

Delle volte mi rendo conto come pur di apparire su certi argomenti si tenda a dire cose false. Un atteggiamento da campagna elettorale permanente che forse porterà voti ma di certo non fa bene al Paese.

Vado subito al dunque: questa mattina sulle pagine di Libero è apparso un articolo nel quale viene raccontato di un fantomatico attacco al #MadeInItaly lanciato dal MoVimento 5 Stelle e dalla sottoscritta e sventato solo grazie al pronto intervento del ministro Gian Marco Centinaio.

Chi ha seguito la vicenda e chi mi conosce sa quanto questa storia sia paradossale.
Ma a questo punto credo sia necessario fare chiarezza, anche solo per correttezza verso i cittadini e le imprese che incontro ogni giorno.

Ho presentato 3 emendamenti in commissione per la tutela delle imprese e del Made in Italy, iniziamo ad esaminarli e poi sarete voi a giudicare.

Il primo emendamento riguardava i marchi storici.
Grazie a questa norma siamo riusciti a tutelare maggiormente i nostri marchi storici, andando a intervenire su chiusure, licenziamenti di massa e delocalizzazioni, come nel caso recentissimo di Knorr.

Il secondo istituiva il marchio 100% Made in Italy (come già da mia proposta di legge depositata ad inizio legislatura). Marchio da assegnare a quei prodotti costituiti e derivanti da materie prime italiane e con una filiera interamente svolta sul territorio nazionale. Emendamento, vorrei ricordare, cancellato per “merito” dei colleghi della Lega.

Il terzo emendamento infine, dava la possibilità di inserire l’emblema di stato sul marchio made in italy. Proposta motivata dalle numerose richieste pervenute dal mondo produttivo in merito all’opportunità di assicurare maggiore tutela all’origine delle merci, alla luce della crescita delle problematiche connesse alla contraffazione riscontrata negli ultimi anni sui mercati extra-UE e al fenomeno dell’Italian Sounding.
La proposta prevedeva che le imprese che producono beni con reale origine Italiana, potevano apporre sulle proprie merci un simbolo grafico recante insieme l’emblema dello Stato e la dizione «Made in Italy». Questo perché il simbolo grafico, inserito in un contrassegno antifalsificazione, che è al contempo una “carta-valori”, di diverse tipologie a seconda delle necessità dei produttori, avrebbe assicurato al consumatore finale che il bene fosse originalmente e effettivamente prodotto in Italia e avrebbe tutelato il prodotto dalla contraffazione. Inoltre il segno, così come era stato da me proposto, costituiva un elemento rafforzativo di garanzia per il fatto di contenere l’emblema della Repubblica Italiana, che gode della tutela internazionale per gli Emblemi degli Stati sovrani.

Vi sembra che io abbia fatto mai proposte o abbia effettuato misure contro il made in italy?
Oppure traspare la mia volontà a tutelare i cittadini e le imprese?

Il fatto che gli ultimi due emendamenti non siano passati mi fa molto pensare. Forse qualcuno è pronto a intestarsi anche questa battaglia?

Articolo Libero