Cyberbullismo

Sempre più spesso sentiamo parlare di Cyberbullismo.
Un fenomeno nuovo che però riguarda tutti noi.

Ma cos’è il Cyberbullismo? Il Cyberbullismo è la declinazione tecnologica e digitale di un comportamento antico, quanto odioso il “bullismo”, parliamo di tutti quei comportamenti di derisione, di offesa, minaccia, violenza che un branco di bulli esercita nei confronti di vittime più deboli.

Oggi in un mondo sempre più digitale, le nuove generazioni e non solo, fanno un uso diffuso di strumenti di comunicazione digitali, sms, e-mail, social network, chat.

Questi strumenti sono tanto amati dalle giovani generazioni perché sono luoghi protetti e anonimi che aiutano a superare la timidezza e a creare relazioni con amici e coetanei.

Purtroppo come spesso accade, strumenti potenzialmente validi, vengono invece male utilizzati e molte piattaforme digitali vengono utilizzate per minacciare, deridere e offendere i più deboli.
Il cyberbullismo quindi può assumere diverse manifestazioni in funzione dei comportamenti del bullo e degli strumenti utilizzati.

Ma la legge come regola questi comportamenti?
La recente legge 71/2017 sul cyberbullismo considera alcuni comportamenti come reati. Quali per esempio?

  • Invio di messaggi volgari e aggressivi
  • Invio di messaggi offensivi in maniera ripetitiva utilizzando la messaggistica istantanea tipo whatsup
  • Invio ripetitivo e persecutorio di minacce
  • Furto di identità della vittima per creare danni alla sua reputazione
  • Rivelazione di informazioni personali e riservate di una persona

La gravità del crescente fenomeno del cyberbullismo risiede nel fatto che le offese e le minacce alla vittima non si limitano ad un unico contesto (es. la scuola) ma la perseguono in ogni luogo e momento della sua vita.
Un ragazzino vittima di cyberbullismo, infatti, non soltanto riceve le molestie e le offese sul proprio smartphone, ma le offese non rimangono più circoscritte al cortile di una scuola perchè in un istante vengono condivise e visualizzate da tutta la sua tribù, da tutto il suo gruppo di amici.

Nei casi di cyberbullismo la responsabilità non può dunque ricondursi solo al bullo o al branco, ma deve estendersi seppur in misura differente anche a chi vede o condivide in rete un video o un’immagine offensiva con altri amici e sconosciuti.
Sia dunque chiaro, diffondere una offesa spesso può essere più grave della minaccia iniziale, perché l’accresciuta notorietà della notizia produce conseguenze estremamente gravi e in alcuni casi irreparabili.

Credo che il Cyberbullismo si possa combattere in vario modo, ma è assolutamente necessario insegnare ai ragazzi un utilizzo consapevole degli strumenti tecnologici per far capire loro le reali insidie e gli effetti (a volte drammatici) che si annidano dietro la pubblicazione di contenuti diffamatori.